mercoledì 24 novembre 2010

CAPURRO ARMANDO EZIO la "mina vagante" del consiglio regionale.


Nel consiglio regionale della Liguria, siede un personaggio di estrema pericolosità sociale.
Il suo nome è: ARMANDO EZIO CAPURRO, nato a d Avegno, GE, e residente a Rapallo.
La sua "carriera" politica si manifesta nel 2003, nella totale impreparazione ai contenuti dell'arte di governare.
Precedentemente si era interessato di "affari" continuando quelli iniziati decenni prima dal padre Leo.
Dal padre ha ereditato, assieme alla sorella, un rilevante capitale più o meno collegato all'olio e ai suoi derivati.
E' un sedicente professore di economia che, in verità, mostra di comprendere assai poco.
Proviene da una famiglia di impostazione cattolica (lui è un praticante di "facciata") e fortemente "familista".
Suo padre Leo, finanziatore per decenni di una corrente democristiana, comprò un immobile nel comune di Rapallo, che fu utilizzato a lungo per il partito.
Oggi quell'appartamento, sito in via della Libertà, è la sede del suo movimento di affari politici denominato: Circolo via della Libertà 61.
Nel 2003 si presentò sulla scena della politica ammnistrativa candidandosi nelle elezioni comunali di quella cittadina.
Proprio in quella occasione iniziò una penetrante azione di "disvelamento" del soggetto atta a contrastare la falsa immagine che lui dava di sè per ottenere consenso elettorale.
Veniva sostanzialmente richiamata l'attenzione sul fatto che fosse un sedicente professore universitario ma che negasse il fatto di essere il padrone della "FABBRICA DI MORTE", così come poi venne indicato, solo qualche anno dopo, dal PD di Maglie, Lecce, all'indirizzo: http://www.pdmaglie.it/?p=48
L'attività si protrasse a lungo e suscitò un certo interesse; per contrastarla CAPURRO si attivò con una poderosa struttura di "servitori" che giravano la città a distruggere tutto il materiale informativo distribuito sul territorio; oltre a questa attività mise in atto un uso assai strumentale della giusitizia (?) presentando querele per diffamazione a ritmo sostenuto.
Poteva fare molto per nascondere la sua "vera identità" disponendo di somme molto rilevanti che gli provenivano, appunto, da quella attività "nascosta".
Cerchiamo quindi di comprendere di quale attività si tratti partendo dal padre, Leo, che fu l'iniziatore di questo percorso.
Leo Capurro mise in funzione un impianto industriale nel comune di Avegno denominato "sansificio" (oggi posto sotto sequestro per l'annesima volta!) che, per la produzione di calore necessaria si affidava ad un forno nel quale veniva gettato il "talquale" del comune medesimo e una parte di quello dei comuni confinanti Uscio e Recco; ancora oggi i cittadini dei tre comuni non hanno difficoltà a ricordare il grave inquinamento ambientale che "anneriva" le lenzuola stese in vallata e disturbava fortemente la respirazione.
Quell'impianto fu oggetto di numerose condanne da parte dei pretori di Recco, competenti per territorio.
Ancora oggi, chi volesse accertarsene di persona, può salire ad Avegno e verificare come esista una enorme discarica confinante con l'impianto e come, tra la vegetazione nata dopo la chiusura dell'impianto, si possano rinvenire solo ed esclusivamente rifiuti indifferenziati abbandonati da molti anni.
Quell'impianto, dunque, non era un sansificio ma un vero e proprio "inceneritore".
I residui della combustione venivano poi interrati in una decina di cavità ricavate sotto il pavimento dello stabilimento, così come documentato in numerose foto che furono allegate alla denuncia cui seguì il sequestro ancora in atto alla data odierna.
Il padre di Capurro Armando Ezio, Leo, inziò poi una relazione di affari con la famiglia Rampino (cugini di Raffaele Fitto - attuale ministro dei rapporti con le regioni) assieme ai quali divenne proprietario di un analogo impianto "sansificio/inceneritore" nel comune di Maglie (LE) fondando la società "COPERSALENTO" il 6 ottobre 1986  con un capitale sociale di lire 15.466.000.000 così suddiviso:
  • Raffaele Rampino (cugino dell’attuale Sindaco Antonio Fitto e dell’ex Presidente della     Giunta regionale Salvatore Fitto) 6,11%,
  • Armando Ezio Capurro 0,5%,
  • l’Ersap 0,06%,
  • Leo Capurro e figlio 3,83%,
  • Capurro srl 53,93%
  • Altri per la rimanenza
Si nota come Armando Ezio Capurro, allora trentenne, avesse una quota dello 0,5 %, ma addizionata allo 3,83 % della società Leo e figlio ed anche al 53,93% della Capurro srl, portava, di fatto, la sua famiglia ad essere titolare di oltre il 57 % del capitale.
Le vicissitudini di questo impianto, per quanto attiene a finanziamenti pubblici, danno ambientale, e, molto in generale, ad una condotta "incivile" del profilo aziendale sono ben narrati in una sentenza della Suprema Corte di Cassazione del 18 marzo 2004 n° 13204 che si può leggere all'indirizzo:
All'interno della sentenza vi è un richiamo importante alla "permanenza del reato" così descritta: << Poiché la contestazione del reato permanente, per l'intrinseca natura del fatto che enuncia, contiene già l'elemento del perdurare della condotta antigiuridica, qualora il pubblico ministero si sia limitato ad indicare esclusivamente la data iniziale (o la data dell'accertamento) e non quella finale, la permanenza - intesa come dato della realtà - deve ritenersi compresa nell'imputazione, sicché l'interessato è chiamato a difendersi nel processo in relazione ad un fatto la cui essenziale connotazione è data dalla sua persistenza nel tempo, senza alcuna necessità che il protrarsi della condotta criminosa formi oggetto di contestazioni suppletive da parte del titolare dell'azione penale>>
E' proprio nella contestazione del reato di danno ambientale "permanente" che matura la condotta di Armando Ezio Capurro il quale, alla morte del padre, assume l'incarico di "procuratore" dell'anziana madre, Terrile Maria Giovanna, alla quale affida l'incarico di amministratrice.
Questo significa che per tutte le forme di illegalità che verranno successivamente rilevate, la madre sarà la colpevole e lui, come sempre nascosto dietro una gonnella ( si legga al proposito il libro DIVIETO D'INGANNO all'indirizzo:

domenica 14 novembre 2010

L'aggressione al comparto sanitario.......speculatori, malati, farmaci !

Qualche osservazione sulla "malità", rigorosamente vista come la più imponente macchina da soldi............supera persino la difesa !!!
.-.-.-.-.-.
Dovunque si rilevano interessi di una larga parte della popolazione verso il "disastro" della sanità.
Gli sperperi sono all'ordine del giorno e le disfunzioni sempre più sentite, vediamo alcuni esempi tratti da IL SECOLO XIX, Genovaweb, Il Fatto Quotidiano:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/13/regione-liguria-il-governatore-burlando-e-gli-spot-elettorali-pagati-con-denaro-pubblico/76785/

Il responsabile degli sprechi indicato istituzionalmente dovrebbe essere lei che, come nell'occasione del sottopasso di Caricamento e in altre mille vicende........allarga le braccia e dice di non saperne nulla !!


Per comprendere che cosa sia il comparto della sanità, come funzioni, chi lo dirige e come si è arrivati a questo, prendiamo alcuni spunti da un testo: "AVALANCHE MISSION" che sarà disponibile alla fine del mese di dicembre all'interno del quale c'è la narrazione di tutti i fatti e gli atti dei governi degli ultimi sei decenni che hanno "lavorato" per coloro che decisero di distruggere il patrimonio dello Stato italiano.

Andiamo con ordine partendo da appunti generali:
-nel 1992 prese corpo, senza che i media ne dessero il dovuto rilievo, l'aggressione violenta e terminale allo Stato italiano, all'interno del progetto denominato "AVALANCHE MISSION", messo in atto decenni prima.
-in quell'anno i media diedero molto risalto ad alcuni fatti rilevanti che convolsero fortemente la popolazione : l'uccisione di Giovanni Falcone, quella successiva di Paolo Borsellino e diedero immediato avvio alla "condanna della mafia", considerandola responsabile degli omicidi, ed ancor oggi questa ne viene creduta la ragione logica, naturale, soddisfacente.......................
-nessun organo di comunicazione diede mai rilievo, correlandole, a tre date significative:
1-omicidio Falcone, 23 maggio 1992;
2-"Festa" della repubblica 2 giugno 1992 (manifestazione sospesa) ;
3-omicidio Borsellino, 19 luglio 1992.
-nessuno degli organi di "informazione" (???) diede mai conto di che cosa accadde veramente il 2 giugno 1992  a Civitavecchia, a bordo del panfilo "Britannia"...........dove, in effetti, era proprio li che si stava "facendo la festa" all'Italia:
--------Atto primo: un centinaio di manager pubblici e banchieri tra cui i presidenti di Eni, Ina, Agip, Snam, Alenia e Banco Ambrosiano, alti funzionari dello Stato e l' ex ministro del Tesoro Nino Andreatta (stretto collaboratore di Prodi,  all'epoca advisor dell'International Overseas Service (IOS) creato da Bernie Cornfeld e con sede in Svizzera) ascoltano disciplinatamente una raffica di relazioni di esponenti di alcune delle maggiori banche d' affari, societa' di consulenza e law firm inglesi che illustrano in dettaglio condizioni, procedure e tecnicalita' delle privatizzazioni british style. Peter Baring, presidente della gloriosa banca Baring (la struttura del gruppo Rothschild che piloterà il crollo della lira del settembre 1992), si affanna a spiegare come il nostro Paese abbia davanti una doppia sfida: quella di privatizzare e quella di creare un mercato per le aziende liquidate dallo Stato. Nel resto d' Occidente il piu' e' ormai fatto. L' Italia, invece, e' ancora ai primi passi e i consulenti della City sperano di ritagliarsi una bella fetta di una torta valutata in 100 mila miliardi di lire. Per questo hanno approfittato dell' ospitalita' della Regina Elisabetta per incontrare i nostri manager a bordo del Britannia, lo yacht di Sua Maesta' .
--------Atto secondo: tocca ai relatori italiani, il presidente dell' Ina Lorenzo Pallesi e il consigliere della Confindustria Mario Baldassarri,  infrangere i sogni dei banchieri inglesi: "L' Italia e' lontana da un vero processo di privatizzazioni per ragioni culturali, di sistema politico e di specificita' delle aziende da cedere", spiega Pallesi (studio Carnelutti..."affari" internazionali).   "Per privatizzare, incalza Baldassarri (oggi mente "economica" del progetto della triade (?)  Fini/Rutelli/Casini...e D'Alema !!) servono 4 condizioni: una forte volonta' politica; un contesto sociale favorevole; un quadro legislativo chiaro; un ufficio centrale del governo che coordini tutto il processo di privatizzazioni. Da noi oggi non se ne verifica nemmeno una".
Gli inglesi ringraziano la controparte per questa "iniezione di realismo" ( attuando quindi il piano "B" che prevedeva la distruzione della lira, iniziato solo dopo 50 giorni!), poi tutti sul ponte a fare i turisti: esibizione della fregata Battleaxe, pranzo a base di mousse di scampi e costolette d' agnello alla menta; infine su e giu' per le passerelle a vedere la sala macchine e gli appartamenti reali. Poi tutti a casa. A mani vuote? Non proprio: in apertura del simposio il direttore generale del Tesoro Mario Draghi (oggi promosso a governatore della Banca d'Italia spa !!) aveva spiegato che il processo di privatizzazione incontra molte difficolta' , ma almeno in parte verra' realizzato, lui se ne prendeva l'impegno (!!)  dicendo "anche se non verranno ceduti interi enti, alcune societa' arriveranno sul mercato".
-nessun organo di stampa ha mai dato rilievo necessario, informando la popolazione, del gravissimo attentato allo stato italiano conseguente alla firma del D.P.R n° 350 del 26 giugno 1985 (necessario e preliminare al progetto Britannia/Draghi ) che sottraeva le banche al controllo dello Stato, rendendo possibile, quindi, l'attacco alla lira che azionò Soros (con la banca Baring) 50 giorni dopo l' "avvertimento" della riunione sulo Britannia.
-nessun organo di stampa ha mai dato notizia sul perchè il presidente della repubblica che firmò quel famigerato decreto 350, si dimise, in aticipo, solo dopo tre giorni da quella scellerata firma......
-nessun organo di stampa ha mai dato informazioni sul cosiddetto "protocollo Barcellona" concordato nel 1993 (dentro il progetto AVALANCHE MISSION) che, in previsione della costruzione dell'europa e della "naturale e conseguente" costituzione europea in gestazione, doveva tenere conto del profilo "monetaristico-speculativo" delle lobbyes oggi dominanti nelle scelte delle commissioni europee dopo la ratifica del Trattato di Lisbona (gov. Prodi/D.Alema, dic. 2007); il "protocollo barcellona" stabiliva il collocamento per aree geografiche delle attività di profitto, definiva i comparti di interesse speculativo, individuava le singole nazioni (ormai ex-tali, dopo la firma del trattato) e definiva le scelte (antropo/sociali) degli elementi politici. Si realizzava, cioè, un progetto manageriale che individua gli interessi, i rischi e i "manager" (in questo caso politici "finti"); in tutto il protocollo di Barcellona e nei successivi documenti (costituzione prima e, una volta rigettata questa da Francia e Olanda, trattato di Lisbona poi) la "popolazione" non era minimamente presa in considerazione se non nella condizione unica ed essenziale di "consumer"!!!!!!!!!!!!!!
-da quel momento in poi i media (tutti, nessuno escluso) erano completamente condizionati e veniva lasciato ampio spazio ad una genesi nuova: quella dei "pifferai magici" che si portavano dietro le folle additando ogni volta un "nemico" utile a distrarre la popolazione ormai asservita alla "megamacchina" del NWO.

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Copiamo ora quanto si legge nel capito dedicato alla "sanità":

"Quando venne formulato lo specifico protocollo della salute, si definì concettualmente imperante la necessità di costruire "vite malate"; si stabilì che le cosiddette malattie non dovevano essere "de-bellate" ma dovevano essere utili a sistemi di condizionamento continuo, per tutto il percorso esistenziale del "consumer"(ormai non più "essere umano") e alimentate da un generale e diffuso senso di "paura".
La ricerca, in particolare, venne primariamente affidata a sistemi rigidamente controllati (militari), riducendo poco a poco la capacità della ricerca  civile che avrebbe potuto contenere all'interno anche elementi di valore (questo era il rischio!) ma privi della capacità di riconoscre questo innovativo percorso speculativo ed anti-umanista.............

 .................. ecco chi può decidere ogni cosa nella sanità, non solo ligure:
Questo signore di bell'aspetto, con espressione intelligente e sorriso "sereno" si chiama Stefano Pessina e non abbiamo nessuna difficoltà a considerarlo "Big Pharma"!!



questa signora, dal sorriso pieno e con lo sguardo penetrante si chiama Ornella Barra, moglie di Stefano Pessina


Non sono molto noti, questo è vero, ma loro non fanno certamente nulla per apparire, anzi, tutt'altro, perchè loro due hanno un potere immenso che può condizionare, attraverso progetti, suggerimenti, consulenze, ecc.  interi governi e le loro strutture e siccome il loro interesse principale è il "farmaco".......................................................


Vediamo qualche notizia sulla loro società Alliance Boots, così come viene conosciuta in tutto il mondo essendo la N° 1 nella distribuzione dei farmaci assieme alle sue consociate estere.
La società, che non ha molto da nascondere, fornisce una corretta informazione che chiunque può leggere all'indirizzo:


Emerge anche con chiarezza che non siano solo i farmaci il suo bussiness, pur essendone - i farmaci e i brevetti - quello significativo e, come a noi piace segnalare, quello che consente la "dominanza" degli ambiti politici.
Quello che però non appare, poichè non c'è nessuna ragione per cui Alliance Boots debba farlo rilevare, è l'insieme delle sue dimensioni che più o meno sono queste:
Detenzione della totalità dei brevetti e dei principi attivi "significativi" nell'ambito politico come tutti i vaccini o la tanto discussa RU 486.
Condizionare i media, i governi, le scelte dell'opinione pubblica è di una facilità estrema per un gruppo che non ha concorrenti.
Si consideri che all'atto della acquisizione della Boots da parte di Alliance, Stefano Pessina mise sul tavolo 18 miliardi di euro in danaro contante........e quello non è stato il solo acquisto !!
Ne è un chiaro esempio la mossa di Pfizer, socia di Alliance Boots attraverso Uni-Chem, la casa produttrice del Viagra: di acquisire la concorrente Wyeth per 68 miliardi di dollari. La fusione, una delle operazioni più grandi di sempre nel settore, consentirà a Pfizer/Alliance/Boots di produrre abbastanza nuovi farmaci da rimpiazzare quelli destinati a fronteggiare la concorrenza dei medicinali generici, a partire dal Lipitor, sempre della medesima società e distribuito liberamente, senza prescrizione, nelle farmacie di mezzo mondo.
Lette queste sintetiche note, è ancora possibile che qualcuno creda ancora che Burlando, Montaldo, Capurro e qualche altro "utile idiota" possa salvare ospedali, centri medici ed altre strutture della sanità quando questo immenso potere monopolista ha deciso che abbiano una destinazione diversa ??

L'unico contrasto possibile è l'azionariato popolare e l'autogestione, tutto il resto si riduce ad essere una sterile chiacchierata !!!



mercoledì 3 novembre 2010

I parchi diventano aree di speculazione immobiliare ?

COMUNICATO STAMPA, 2/11/2010







LIGURIA-
"ENTI PARCO REGIONALI A RISCHIO SPOIL SYSTEM"






Enti parco della Liguria a rischio spoil system, a parere delle associazioni ambientaliste ITALIA NOSTRA e WWF


Infatti per domani 3 novembre è iscritto ai lavori del Consiglio Regionale della Liguria il disegno di legge n.74 proposto dalla Giunta Regionale, sul tema delle "misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica".



Ma nelle pieghe del disegno di legge regionale è stato surrettiziamente introdotta una decapitazione dei consigli direttivi degli enti parco (solo 5 membri) e un annullamento della loro pur debole autonomia, che nulla a che vedere con gli obblighi di ottemperare alle norme statali per dimagrire le spese degli enti.



- Il presidente di ciascun ente parco ligure (Magra-Montemarcello, Antola, Portofino, Beigua, Aveto, Alpi Liguri) sarà nominato direttamente dal Presidente della Giunta Regionale, e non più dal consiglio direttivo di ciascuna area protetta.


- La Giunta Regionale detterà uno statuto tipo uguale per ogni ente parco


- La "Comunità del parco", che oggi è un organo consultivo che raggruppa sia enti locali che categorie economiche, potrà dare parere vincolante su atti fondamentali dell'area protetta, come il piano del parco e i regolamenti edilizi o di fruizione.



"La riduzione dei costi, usata come pretesto per ridurre a 5 i componenti dei consigli direttivi dei parchi è solo una foglia di fico, perché il ddl regionale nulla dice sull'entità dei gettoni di presenza, peraltro bassissimi. Con questa scusa vengono invece aggiunte altre disposizioni che renderanno di fatto gli enti parco un'appendice della Giunta Regionale, esponendoli agli umori delle maggioranze regionali di turno, che potranno cambiare a loro piacimento i soggetti che compongono i consigli direttivi dei parchi." afferma Augusto Atturo, di Italia Nostra, in passato esponente ambientalista per 8 anni nel direttivo del Parco di Portofino.



"Inoltre i presidenti degli enti parco saranno solo quelli amici della maggioranza in carica ? Attualmente invece la legge regionale vigente prevede che ogni presidente abbia comprovate capacità professionali o amministrative per assumere quel ruolo... requisito che inspiegabilmente viene cancellato", aggiunge Marco Piombo, presidente del WWF Liguria.



"Ci ritroveremo enti parco con una totale predominanza di rappresentanti comunali, spesso ostili alla stessa presenza dell'area protetta ? E le comunità del parco potranno porre il veto su strumenti di tutela e pianificazioen di interesse generale, una volta che verrà stabilito il potere vincolante di un organismo che oggi è solo consultivo ?".



ITALIA NOSTRA E WWF hanno contribuito molto alla realizzazione ed al consolidamento dei parchi ed oggi essi sono un patromonio positivo della comunità ligure; per continuare a dare il contributo delle nostre associazioni ed evitare un riflusso commerciale affaristico cui sono inevitabuilmente esposti, è necessario che nella nuova legge regionale sia bilanciato il potere tra Consiglio Direttivo e Comunità del Parco.



WWF LIGURIA


ITALIA NOSTRA- Consiglio sezioni liguri

venerdì 1 ottobre 2010

5 TERRE....il progetto della " DISONESTA' "




Ora che è "saltato il coperchio" ed emergono le trame che si nascondono dietro alla gestione del Parco famoso in tutto il mondo, vale la pena di fare qualche osservazione.
La "banda BONANINI" è veramente responsabile di quanto è accaduto ?
Il rustico "regalato" a BRUNETTA è il solo grande scandalo della malagestione ?
L'esproprio forzato delle terre ai contadini è un atto di gravissima immoralità ?


mercoledì 29 settembre 2010

Liguria, Cinque Terre e le "camarille".............




Burlando e notabili Pd sono a cena a Manarola, zona Parco, la sera dell’8 giugno, assente Bonanini ( che strano !!) e il Secolo XIX del 10 successivo riporta “Lo stato maggiore Pd ordina “Bisogna isolare Bonanini”.
Nei giorni precedenti il Presidente/Faraone si era lanciato a critiche ardite sull’accumulo di cariche e prebende all’interno del partito dei "fancazzari dialettici", aveva persino osato suggerire un drastico taglio allo stipendio dei consiglieri regionali !!!! PAZZO !!!!
Da più parti si mormorava di un suo passaggio al centro destra: l’uomo è uso ai traslochi politici e non è certamente mai stato di sinistra.............almeno quella dei "parassiti del posto fisso!!"
Brunetta ora, ma Luigi Grillo da tempo, avevano promesso a Bonanini ampie prospettive di "carriera"...........
Il quotidiano del PDL, IL GIORNALE, per azione diretta del suo direttore locale, Massimiliano Lussana (al corrente della trattativa di trasferimento dal PDmenoelle al PDL) aveva bloccato da tempo di "parlar male" della camarilla che oggi è in carcere !!
Il popolo, come sempre, non sapeva nulla..............................


Incauto e ingenuo il Bonanini, non aveva considerato che Burlando & co, non avevano di certo intenzione di ridursi i privilegi che in tanti anni di duro "lavoro" erano riusciti ad accumulare.
Il risultato si vede oggi con le false attestazioni di stima e solidarietà che gli arrivano dai colleghi di partito.
Luigi Grillo e Brunetta, intanto tacciono !!!




lunedì 27 settembre 2010

L'Italia dopo il D.P.R. 350 del 27 giugno 1985



Il patto tra Stato e Mafia,il ruolo dell'elite finanziaria anglo-americana, tangentopoli, le privattizzazioni del '92,il complotto sul Britannia e le uccisioni dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Il patto tra Stato e Mafia,il ruolo dell'elite finanziaria anglo-americana, tangentopoli, le privattizzazioni del '92,il complotto sul Britannia  e le uccisioni dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Era il 1992, all'improvviso un'intera classe politica dirigente crollava sotto i colpi delle indagini giudiziarie. Da oltre quarant'anni era stata al potere. Gli italiani avevano sospettato a lungo che il sistema politico si basasse sulla corruzione e sul clientelismo. Ma nulla aveva potuto scalfirlo. Né le denunce, né le proteste popolari (talvolta represse nel sangue), né i casi di connivenza con la mafia, che di tanto in tanto salivano alla cronaca. Ma ecco che, improvvisamente, il sistema crollava.
Cos'era successo da fare in modo che gli italiani potessero avere, inaspettatamente, la soddisfazione di constatare che i loro sospetti sulla corruzione del sistema politico erano reali?

Mentre l'attenzione degli italiani era puntata sullo scandalo delle tangenti, il governo italiano stava prendendo decisioni importantissime per il futuro del paese.
Con l'uragano di "Tangentopoli" gli italiani credettero che potesse iniziare un periodo migliore per l'Italia. Ma in segreto, il governo stava attuando politiche che avrebbero peggiorato il futuro del paese. Numerose aziende saranno svendute, persino la Banca d'Italia sarà messa in vendita. La svendita venne chiamata "privatizzazione".

Il 1992 fu un anno di allarme e di segretezza. L'allora Ministro degli Interni Vincenzo Scotti, il 16 marzo, lanciò un allarme a tutti i prefetti, temendo una serie di attacchi contro la democrazia italiana. Gli attacchi previsti da Scotti erano eventi come l'uccisione di politici o il rapimento del presidente della Repubblica. Gli attacchi ci furono, e andarono a buon fine, ma non si trattò degli eventi previsti dal Ministro degli Interni. L'attacco alla democrazia fu assai più nascosto e destabilizzante.

Nel maggio del 1992, Giovanni Falcone venne ucciso dalla mafia. Egli stava indagando sui flussi di denaro sporco, e la pista stava portando a risultati che potevano collegare la mafia ad importanti circuiti finanziari internazionali.

Falcone aveva anche scoperto che alcuni personaggi prestigiosi di Palermo erano affiliati ad alcune logge massoniche di rito scozzese, a cui appartenevano anche diversi mafiosi, ad esempio Giovanni Lo Cascio.

La pista delle logge correva parallela a quella dei circuiti finanziari, e avrebbe portato a risultati certi, se Falcone non fosse stato ucciso.

Su Falcone erano state diffuse calunnie che cercavano di capovolgere la realtà di un magistrato integro. La gente intuiva che le istituzioni non lo avevano protetto. Ciò emerse anche durante il suo funerale, quando gli agenti di polizia si posizionarono davanti alle bare, impedendo a chiunque di avvicinarsi. Qualcuno gridò: "Vergognatevi, dovete vergognarvi, dovete andare via, non vi avvicinate a queste bare, questi non sono vostri, questi sono i nostri morti, solo noi abbiamo il diritto di piangerli, voi avete solo il dovere di vergognarvi".
Che la mafia stesse utilizzando metodi per colpire il paese intero, in modo da spaventarlo e fargli accettare passivamente il "nuovo corso" degli eventi, lo si vedrà anche dagli attentati del 1993.

Gli attentati del 1993 ebbero caratteristiche assai simili agli attentati terroristici degli anni della "strategia della tensione", e sicuramente avevano lo scopo di spaventare il paese, per indebolirlo. Il 4 maggio 1993, un'autobomba esplode in via Fauro a Roma, nel quartiere Parioli. Il 27 maggio un'altra autobomba esplode in via dei Georgofili a Firenze, cinque persone perdono la vita. La notte tra il 27 e il 28 luglio, ancora un'autobomba esplode in via Palestro a Milano, uccidendo cinque persone. I responsabili non furono mai identificati, e si disse che la mafia volesse "colpire le opere d'arte nazionali", ma non era mai accaduto nulla di simile. I familiari delle vittime e il giudice Giuseppe Soresina saranno concordi nel ritenere che quegli attentati non erano stati compiuti soltanto dalla mafia, ma anche da altri personaggi dalle "menti più fini dei mafiosi".[1]

Falcone era un vero avversario della mafia. Le sue indagini passarono a Borsellino, che venne assassinato due mesi dopo. La loro morte ha decretato il trionfo di un sistema mafioso e criminale, che avrebbe messo le mani sull'economia italiana, e costretto il paese alla completa sottomissione politica e finanziaria.
Mentre il ministro Scotti faceva una dichiarazione che suonava quasi come una minaccia: "la mafia punterà su obiettivi sempre più eccellenti e la lotta si farà sempre più cruenta, la mafia vuole destabilizzare lo stato e piegarlo ai propri voleri",Borsellino lamentava regole e leggi che non permettevano una vera lotta contro la mafia. Egli osservava: "non si può affrontare la potenza mafiosa quando le si fa un regalo come quello che le è stato fatto con i nuovi strumenti processuali adatti ad un paese che non è l’Italia e certamente non la Sicilia. Il nuovo codice, nel suo aspetto dibattimentale, è uno strumento spuntato nelle mani di chi lo deve usare. Ogni volta, ad esempio, si deve ricominciare da capo e dimostrare che Cosa Nostra esiste".[2]

I metodi statali di sabotaggio della lotta contro la mafia sono stati denunciati da numerosi esponenti della magistratura. Ad esempio, il 27 maggio 1992, il Presidente del tribunale di Caltanissetta Placido Dall’Orto, che doveva occuparsi delle indagini sulla strage di Capaci, si trovò in gravi difficoltà: "Qui è molto peggio di Fort Apache, siamo allo sbando. In una situazione come la nostra la lotta alla mafia è solo una vuota parola, lo abbiamo detto tante volte al Csm".[3]
Anche il Pubblico Ministero di Palermo, Roberto Scarpinato, nel giugno del 1992 disse: "Su un piatto della bilancia c’ è la vita, sull’altro piatto ci deve essere qualcosa che valga il rischio della vita, non vedo in questo pacchetto un impegno straordinario da parte dello Stato, ad esempio non vedo nulla di straordinario sulla caccia e la cattura dei grandi latitanti".[4]
Nello stesso anno, il senatore Maurizio Calvi raccontò che Falcone gli confessò di non fidarsi del comando dei carabinieri di Palermo, della questura di Palermo e nemmeno della prefettura di Palermo.[5]

Che gli assassini di capaci non fossero tutti italiani, molti lo sospettavano.
Il Ministro Martelli, durante una visita in Sudamerica, dichiarò: "Cerco legami tra l’assassinio di Falcone e la mafia americana o la mafia colombiana".[6] Lo stesso presidente del consiglio Amato, durante una visita a Monaco, disse: "Falcone è stato ucciso a Palermo ma probabilmente l’omicidio è stato deciso altrove".
Probabilmente, le tecniche d'indagine di Falcone non piacevano ai personaggi con cui il governo italiano ebbe a che fare quell'anno. Quel considerare la lotta alla mafia soprattutto un dovere morale e culturale, quel coinvolgere le persone nel candore dell'onestà e dell'assenza di compromessi, gli erano valsi la persecuzione e i metodi di calunnia tipici dei servizi segreti inglesi e statunitensi. Tali metodi mirano ad isolare e a criminalizzare, cercando di fare apparire il contrario di ciò che è. Cercarono di far apparire Falcone un complice della mafia. Antonino Caponnetto dichiarò al giornale La Repubblica: "Non si può negare che c’è stata una campagna (contro Falcone), cui hanno partecipato in parte i magistrati, che lo ha delegittimato.Non c’è nulla di più pericoloso per un magistrato che lotta contro la mafia che l’essere isolato".[7]

L'omicidio di due simboli dello Stato così importanti come Falcone e Borsellino significava qualcosa di nuovo.

Erano state toccate le corde dell'élite di potere internazionale, e questi omicidi brutali lo testimoniavano.

Ciò è stato intuito anche da Charles Rose, Procuratore distrettuale di New York, che notò la particolarità degli attentati: "Neppure i boss più feroci di Cosa Nostra hanno mai voluto colpire personalità dello Stato così visibili come era Giovanni, perché essi sanno benissimo quali rischi comporta attaccare frontalmente lo Stato. Quell’attentato terroristico è un gesto di paura... Credo che una mafia che si mette a sparare ai simboli come fanno i terroristi... è condannata a perdere il bene più prezioso per ogni organizzazione criminale di quel tipo, cioè la complicità attiva o passiva della popolazione entro la quale si muove".[8]

Infatti, quell'anno gli italiani capirono che c'era qualcosa di nuovo, e scesero in piazza contro la mafia. Si formarono due fronti: la gente comune contro la mafia, e le istituzioni, che si stavano sottomettendo all'élite che coordina le mafie internazionali.
Quell'anno l'élite anglo-americana non voleva soltanto impedire la lotta efficace contro la mafia, ma voleva rendere l'Italia un paese completamente soggiogato ad un sistema mafioso e criminale, che avrebbe dominato attraverso il potere finanziario.

Come segnalò il presidente del Senato Giovanni Spadolini, c'era in atto un'operazione su larga scala per distruggere la democrazia italiana: "Il fine della criminalità mafiosa sembra essere identico a quello del terrorismo nella fase più acuta della stagione degli anni di piombo: travolgere lo stato democratico nel nostro paese. L’obiettivo è sempre lo stesso: delegittimare lo Stato, rompere il circuito di fiducia tra cittadini e potere democratico…se poi noi scorgiamo – e ne abbiamo il diritto – qualche collegamento internazionale intorno alla sfida mafia più terrorismo, allora ci domandiamo: ma forse si rinnovano gli scenari di dodici-undici anni fa? Le minacce dei centri di cospirazione affaristico-politica come la P2 sono permanenti nella vita democratica italiana. E c’è un filone piduista che sopravvive, non sappiamo con quanti altri. Mafia e P2 sono congiunte fin dalle origini, fin dalla vicenda Sindona".[9]

Anche Tina Anselmi aveva capito i legami fra mafia e finanza internazionale: "Bisogna stare attenti, molto attenti... Ho parlato del vecchio piano di rinascita democratica di Gelli e confermo che leggerlo oggi fa sobbalzare. E’ in piena attuazione... Chi ha grandi mezzi e tanti soldi fa sempre politica e la fa a livello nazionale ed internazionale. Ho parlato in questi giorni con un importante uomo politico italiano che vive nel mondo delle banche. Sa cosa mi ha detto? Che la mafia è stata più veloce degli industriali e che sta già investendo centinaia di miliardi, frutto dei guadagni fatti con la droga, nei paesi dell’est... Stanno già comprando giornali e televisioni private, industrie e alberghi… Quegli investimenti si trasformeranno anche in precise e specifiche azioni politiche che ci riguardano, ci riguardano tutti. Dopo le stragi di Palermo la polizia americana è venuta ad indagare in Sicilia anche per questo, sanno di questi investimenti colossali, fatti regolarmente attraverso le banche".[10]

Anni dopo, l'ex ministro Scotti confesserà a Cirino Pomicino: "Tutto nacque da una comunicazione riservata fattami dal capo della polizia Parisi che, sulla base di un lavoro di intelligence svolto dal Sisde e supportato da informazioni confidenziali, parlava di riunioni internazionali nelle quali sarebbero state decise azioni destabilizzanti sia con attentati mafiosi sia con indagini giudiziarie nei confronti dei leaders dei partiti di governo".
Una delle riunioni di cui parlava Scotti si svolse il 2 giugno del 1992, sul panfilo Britannia, in navigazione lungo le coste siciliane. Sul panfilo c'erano alcuni appartenenti all'élite di potere anglo-americana, come i reali britannici e i grandi banchieri delle banche a cui si rivolgerà il governo italiano durante la fase delle privatizzazioni (Merrill Lynch, Goldman Sachs e Salomon Brothers).

In quella riunione si decise di acquistare le aziende italiane e la Banca d'Italia, ecome far crollare il vecchio sistema politico per insediarne un altro, completamente manovrato dai nuovi padroni. A quella riunione parteciparono anche diversi italiani, come Mario Draghi, allora direttore delegato del ministero del Tesoro, il dirigente dell'Eni Beniamino Andreatta e il dirigente dell'Iri Riccardo Galli.

Gli intrighi decisi sulla Britannia avrebbero permesso agli anglo-americani di mettere le mani sul 48% delle aziende italiane, fra le quali c'erano la Buitoni, la Locatelli, la Negroni, la Ferrarelle, la Perugina e la Galbani.
La stampa martellava su "Mani pulite", facendo intendere che da quell'evento sarebbero derivati grandi cambiamenti.
Nel giugno 1992 si insediò il governo di Giuliano Amato. Si trattava di unpersonaggio in armonia con gli speculatori che ambivano ad appropriarsi dell'Italia. Infatti, Amato, per iniziare le privatizzazioni, si affrettò a consultare il centro del potere finanziario internazionale: le tre grandi banche di Wall Street, Merrill Lynch, Goldman Sachs e Salomon Brothers.

Appena salito al potere, Amato trasformò gli Enti statali in Società per Azioni, valendosi del decreto Legge 386/1991, in modo tale che l'élite finanziaria li potesse controllare, e in seguito rilevare.
L'inizio fu concertato dal Fondo Monetario Internazionale, che, come aveva fatto in altri paesi, voleva privatizzare selvaggiamente e svalutare la nostra moneta, per agevolare il dominio economico-finanziario dell'élite.

L'incarico di far crollare l'economia italiana venne dato a George Soros, un cittadino americano che tramite informazioni ricevute dai Rothschild, con la complicità di alcune autorità italiane, riuscì a far crollare la nostra moneta e le azioni di molte aziende italiane.
Soros ebbe l'incarico, da parte dei banchieri anglo-americani, di attuare una serie di speculazioni, efficaci grazie alle informazioni che egli riceveva dall'élite finanziaria. Egli fece attacchi speculativi degli hedge funds per far crollare la lira. A causa di questi attacchi, il 5 novembre del 1993 la lira perse il 30% del suo valore, e anche negli anni successivi subì svalutazioni.

Le reti della Banca Rothschild, attraverso il direttore Richard Katz, misero le mani sull'Eni, che venne svenduta. Il gruppo Rothschild ebbe un ruolo preminente anche sulle altre privatizzazioni, compresa quella della Banca d'Italia. C'erano stretti legami fra il Quantum Fund di George Soros e i Rothschild.

Ma anche numerosi altri membri dell'élite finanziaria anglo-americana, come Alfred Hartmann e Georges C. Karlweis, furono coinvolti nei processi di privatizzazione delle aziende e della Banca d'Italia.

La Rothschild Italia Spa, filiale di Milano della Rothschild & Sons di Londra, venne creata nel 1989, sotto la direzione di Richard Katz. Quest'ultimo diventò direttore del Quantum Fund di Soros nel periodo delle speculazioni a danno della lira.

Soros era stato incaricato dai Rothschild di attuare una serie di speculazioni contro la sterlina, il marco e la lira, per destabilizzare il sistema Monetario Europeo. Sempre per conto degli stessi committenti, egli fece diverse speculazioni contro le monete di alcuni paesi asiatici, come l'Indonesia e la Malesia. Dopo la distruzione finanziaria dell'Europa e dell'Asia, Soros venne incaricato di creare una rete per la diffusione degli stupefacenti in Europa.

In seguito, i Rothschild, fedeli al loro modo di fare, cercarono di far cadere la responsabilità del crollo economico italiano su qualcun altro. Attraverso una serie di articoli pubblicati sul Financial Times, accusarono la Germania, sostenendo che la Bundesbank aveva attuato operazioni di aggiotaggio contro la lira.

L'accusa non reggeva, perché i vantaggi del crollo della lira e della svendita delle imprese italiane andarono agli anglo-americani.
La privatizzazione è stata un saccheggio, che ancora continua. Spiega Paolo Raimondi, del Movimento Solidarietà:

Abbiamo avuto anni di privatizzazione, saccheggio dell'economia produttiva e l'esplosione della bolla della finanza derivata. Questa stessa strategia di destabilizzazione riparte oggi, quando l'Europa continentale viene nuovamente attratta, anche se non come promotrice e con prospettive ancora da definire, nel grande progetto di infrastrutture di base del Ponte di Sviluppo Eurasiatico.[11]

Qualche anno dopo la magistratura italiana procederà contro Soros, ma senza alcun successo. Nell'ottobre del 1995, il presidente del Movimento Internazionale per i Diritti Civili-Solidarietà, Paolo Raimondi, presentò un esposto alla magistratura per aprire un'inchiesta sulle attività speculative di Soros & Co, che avevano colpito la lira. L'attacco speculativo di Soros, gli aveva permesso di impossessarsi di 15.000 miliardi di lire.

Per contrastare l'attacco, l'allora governatore della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, bruciò inutilmente 48 miliardi di lire.
Su Soros indagarono le Procure della Repubblica di Roma e di Napoli, che fecero luce anche sulle attività della Banca d'Italia nel periodo del crollo della lira. Soros venne accusato di aggiotaggio e insider trading, avendo utilizzato informazioni riservate che gli permettevano di speculare con sicurezza e di anticipare movimenti su titoli, cambi e valori delle monete.
Spiegano il Presidente e il segretario generale del "Movimento Internazionale per i Diritti Civili - Solidarietà", durante l'esposto contro Soros:

È stata... annotata nel 1992 l 'esistenza... di un contatto molto stretto e particolare del sig. Soros con Gerald Carrigan, presidente della Federal Reserve Bank di New York, che fa parte dell'apparato della Banca centrale americana, luogo di massima circolazione di informazioni economiche riservate, il quale, stranamente, una volta dimessosi da questo posto, venne poi immediatamente assunto a tempo pieno dalla finanziaria "Goldman Sachs & co." come presidente dei consiglieri internazionali. La Goldman Sachs è uno dei centri della grande speculazione sui derivati e sulle monete a livello mondiale. La Goldman Sachs è anche coinvolta in modo diretto nella politica delle privatizzazioni in Italia. In Italia inoltre, il sig. Soros conta sulla strettissima collaborazione del sig. Isidoro Albertini, ex presidente degli agenti di cambio della Borsa di Milano e attuale presidente della "Albertini e co. SIM" di Milano, una delle ditte guida nel settore speculativo dei derivati. Albertini è membro del consiglio di amministrazione del "Quantum Fund" di Soros.
III. L'attacco speculativo contro la lira del settembre 1992 era stato preceduto epreparato dal famoso incontro del 2 giugno 1992 sullo yacht "Britannia" della regina Elisabetta II d'Inghilterra, dove i massimi rappresentanti della finanza internazionale, soprattutto britannica, impegnati nella grande speculazione dei derivati, come la S. G. Warburg, la Barings e simili, si incontrarono con la controparte italiana guidata da Mario Draghi, direttore generale del ministero del Tesoro, e dal futuro ministro Beniamino Andreatta, per pianificare la privatizzazione dell'industria di stato italiana. A seguito dell'attacco speculativo contro la lira e della sua immediata svalutazione del 30%, codesta privatizzazione sarebbe stata fatta a prezzi stracciati, a beneficio della grande finanza internazionale e a discapito degli interessi dello stato italiano e dell'economia nazionale e dell'occupazione. Stranamente, gli stessi partecipanti all'incontro del Britannia avevano già ottenuto l'autorizzazione da parte di uomini di governo come Mario Draghi, di studiare e programmare le privatizzazioni stesse. Qui ci si riferisce per esempio alla Warburg, alla Morgan Stanley, solo per fare due tra gli esempi più noti. L'agenzia stampa EIR (Executive Intelligence Review) ha denunciato pubblicamente questa sordida operazione alla fine del 1992 provocando una serie di interpellanze parlamentari e di discussioni politiche che hanno avuto il merito di mettere in discussione l'intero procedimento, alquanto singolare, di privatizzazione.[12]

I complici italiani furono il ministro del Tesoro Piero Barucci, l'allora Direttore di Bankitalia Lamberto Dini e l'allora governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi. Altre responsabilità vanno all'allora capo del governo Giuliano Amato e al Direttore Generale del Tesoro Mario Draghi. Alcune autorità italiane (come Dini) fecero il doppio gioco: denunciavano i pericoli ma in segreto appoggiavano gli speculatori.

Amato aveva costretto i sindacati ad accettare un accordo salariale non conveniente ai lavoratori, per la "necessità di rimanere nel Sistema Monetario Europeo", pur sapendo che l'Italia ne sarebbe uscita a causa delle imminenti speculazioni.
Gli attacchi all'economia italiana andarono avanti per tutti gli anni Novanta, fino a quando il sistema economico- finanziario italiano non cadde sotto il completo controllo dell'élite. Nel gennaio del 1996, nel rapporto semestrale sulla politica informativa e della sicurezza, il Presidente del Consiglio Lamberto Dini disse:

I mercati valutari e le borse delle principali piazze mondiali continuano a registrare correnti speculative ai danni della nostra moneta, originate, specie in passaggi delicati della vita politico-istituzionale, dalla diffusione incontrollata di notizie infondate riguardanti la compagine governativa e da anticipazioni di dati oggetto delle periodiche comunicazioni sui prezzi al consumo... è possibile attendersi la reiterazione di manovre speculative fraudolente, considerato il persistere di una fase congiunturale interna e le scadenze dell'unificazione monetaria.[13]

Il giorno dopo, il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, riferiva che l'Italia non poteva far nulla contro le correnti speculative sui mercati dei cambi, perché "se le banche di emissione tentano di far cambiare direzione o di fermare il vento (delle operazioni finanziarie) non ce la fanno per la dimensione delle masse in movimento sui mercati rispetto alla loro capacità di fuoco".
Le nostre autorità denunciavano il potere dell'élite internazionale, ma gettavano la spugna, ritenendo inevitabili quegli eventi.

Era in gioco il futuro economico-finanziario del paese, ma nessuna autorità italiana pensava di poter fare qualcosa contro gli attacchi destabilizzanti dell'élite anglo-americana.

Il Movimento Solidarietà fu l'unico a denunciare quello che stava effettivamente accadendo, additando i veri responsabili del crollo dell'economia italiana. Il 28 giugno 1993, il Movimento Solidarietà svolse una conferenza a Milano, in cui rese nota a tutti la riunione sul Britannia e quello che ne era derivato.[14]
Il 6 novembre 1993, l 'allora presidente del Consiglio, Carlo Azeglio Ciampi scrisse una lettera al procuratore capo della Repubblica di Roma, Vittorio Mele, per avviare "le procedure relative al delitto previsto all'art. 501 del codice penale ("Rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio"), considerato nell'ipotesi delle aggravanti in esso contenute". Anche a Ciampi era evidente il reato di aggiotaggio da parte di Soros, che aveva operato contro la lira e i titoli quotati in Borsa delle nostre aziende.

Anche negli anni successivi avvennero altre privatizzazioni, senza regole precise e a prezzi di favore. Che stesse cambiando qualcosa, gli italiani lo capivano dal cambio di nome delle aziende, la Sip era diventata Telecom Italia e le Ferrovie dello Stato erano diventate Trenitalia.
Il decreto legislativo 79/99 avrebbe permesso la privatizzazione delle aziende energetiche. Nel settore del gas e dell'elettricità apparvero numerose aziende private, oggi circa 300.

Dal 24 febbraio del 1998, anche le Poste Italiane diventarono una S.p.a. In seguito alla privatizzazione delle Poste, i costi postali sono aumentati a dismisura e i lavoratori postali vengono assunti con contratti precari. Oltre 400 uffici postali sono stati chiusi, e quelli rimasti aperti appaiono come luoghi di vendita più che di servizio.

Le nostre autorità giustificavano la svendita delle privatizzazioni dicendo che si doveva "risanare il bilancio pubblico", ma non specificavano che si trattava di pagare altro denaro alle banche, in cambio di banconote che valevano come la carta straccia. A guadagnare sarebbero state soltanto le banche e i pochi imprenditori già ricchi (Benetton, Tronchetti Provera, Pirelli, Colaninno, Gnutti e pochi altri).
Si diceva che le privatizzazioni avrebbero migliorato la gestione delle aziende, ma in realtà, in tutti i casi, si sono verificati disastri di vario genere, e il rimedio è stato pagato dai cittadini italiani.

Le nostre aziende sono state svendute ad imprenditori che quasi sempre agivano per conto dell'élite finanziaria, da cui ricevevano le somme per l'acquisto. La privatizzazione della Telecom avvenne nell'ottobre del 1997. Fu venduta a 11,82 miliardi di euro, ma alla fine si incassarono soltanto 7,5 miliardi. La società fu rilevata da un gruppo di imprenditori e banche., e al Ministero del Tesoro rimase una quota del 3,5%.
Il piano per il controllo di Telecom aveva la regia nascosta della Merril Lynch, del Gruppo Bancario americano Donaldson Lufkin & Jenrette e della Chase Manhattan Bank.
Alla fine del 1998, il titolo aveva perso il 20% (4,33 euro). Le banche dell'élite, la Chase Manhattan e la Lehman Brothers, si fecero avanti per attuare un'opa. Attraverso Colaninno, che ricevette finanziamenti dalla Chase Manhattan, l'Olivetti diventò proprietaria di Telecom. L'Olivetti era controllata dalla Bell, una società con sede a Lussemburgo, a sua volta controllata dalla Hopa di Emilio Gnutti e Roberto Colaninno.

Il titolo, che durante l'opa era stato fatto salire a 20 euro, nel giro un anno si dimezzò. Dopo pochi anni finirà sotto i tre euro.
Nel 2001 la Telecom si trovava in gravi difficoltà, le azioni continuavano a scendere. La Bell di Gnutti e la Unipol di Consorte decisero di vendere a Tronchetti Provera buona parte loro quota azionaria in Olivetti. Il presidente di Pirelli, finanziato dalla J. P. Morgan, ottenne il controllo su Telecom, attraverso la finanziaria Olimpia, creata con la famiglia Benetton (sostenuta da Banca Intesa e Unicredit).

Dopo dieci anni dalla privatizzazione della Telecom, il bilancio è disastroso sotto tutti i punti di vista: oltre 20.000 persone sono state licenziate, i titoli azionari hanno fatto perdere molto denaro ai risparmiatori, i costi per gli utenti sono aumentati e la società è in perdita.
La privatizzazione, oltre che un saccheggio, veniva ad essere anche un modo per truffare i piccoli azionisti.
La Telecom , come molte altre società, ha posto la sua sede in paesi esteri, per non pagare le tasse allo Stato italiano. Oltre a perdere le aziende, gli italiani sono stati privati anche degli introiti fiscali di quelle aziende. La Bell, società che controllava la Telecom Italia, aveva sede in Lussemburgo, e aveva all'interno società con sede alle isole Cayman, che, com'è noto, sono un paradiso fiscale.

Gli speculatori finanziari basano la loro attività sull'esistenza di questi paradisi fiscali, dove non è possibile ottenere informazioni nemmeno alle autorità giudiziarie. I paradisi fiscali hanno permesso agli speculatori di distruggere le economie di interi paesi, eppure i media non parlano mai di questo gravissimo problema.
Mettere un'azienda importante come quella telefonica in mani private significa anche non tutelare la privacy dei cittadini, che infatti è stata più volte calpestata, com'è emerso negli ultimi anni.

Anche per le altre privatizzazioni, Autostrade, Poste Italiane, Trenitalia ecc., si sono verificate le medesime devastazioni: licenziamenti, truffe a danno dei risparmiatori, degrado del servizio, spreco di denaro pubblico, cattiva amministrazione e problemi di vario genere.
La famiglia Benetton è diventata azionista di maggioranza delle Autostrade. Il contratto di privatizzazione delle Autostrade dava vantaggi soltanto agli acquirenti, facendo rimanere l'onere della manutenzione sulle spalle dei contribuenti.
I Benetton hanno incassato un bel po' di denaro grazie alla fusione di Autostrade con il gruppo spagnolo Abertis. La fusione è avvenuta con la complicità del governo Prodi, che in seguito ad un vertice con Zapatero, ha deciso di autorizzarla. Antonio Di Pietro, Ministro delle Infrastrutture, si era opposto, ma ha alla fine si è piegato alle proteste dell'Unione Europea e alla politica del Presidente del Consiglio.

Nonostante i disastri delle privatizzazioni, le nostre autorità governative non hanno alcuna intenzione di rinazionalizzare le imprese allo sfacelo, anzi, sono disposte ad utilizzare denaro pubblico per riparare ai danni causati dai privati.
La società Trenitalia è stata portata sull'orlo del fallimento. In pochi anni il servizio è diventato sempre più scadente, i treni sono sempre più sporchi, il costo dei biglietti continua a salire e risultano numerosi disservizi. A causa dei tagli al personale (ad esempio, non c'è più il secondo conducente), si sono verificati diversi incidenti (anche mortali). Nel 2006, l 'amministratore delegato di Trenitalia, Mauro Moretti, si è presentato ad una audizione alla commissione Lavori Pubblici del Senato, per battere cassa, confessando un buco di un miliardo e settecento milioni di euro, che avrebbe potuto portare la società al fallimento. Nell'ottobre del 2006, il Ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, approvò il piano di ricapitalizzazione proposto da Trenitalia. Altro denaro pubblico ad un'azienda privatizzata ridotta allo sfacelo.

Dietro tutto questo c'era l'élite economico finanziaria (Morgan, Schiff, Harriman, Kahn, Warburg, Rockfeller, Rothschild ecc.) che ha agito preparando un progetto di devastazione dell'economia italiana, e lo ha attuato valendosi di politici, di finanzieri e di imprenditori. Nascondersi è facile in un sistema in cui le banche o le società possono assumere il controllo di altre società o banche.

Questo significa che è sempre difficile capire veramente chi controlla le società privatizzate. E' simile al gioco delle scatole cinesi, come spiega Giuseppe Turani: "Colaninno & soci controllano al 51% la Hopa, che controlla il 56,6% della Bell, che controlla il 13,9% della Olivetti, che controlla il 70% della Tecnost, che controlla il 52% della Telecom".[15]
Numerose aziende di imprenditori italiani sono state distrutte dal sistema dei mercati finanziari, ad esempio la Cirio e la Parmalat. Queste aziende hanno truffato i risparmiatori vendendo obbligazioni societarie ("Bond") con un alto margine di rischio. La Parmalat emise Bond per un valore di 7 miliardi di euro, e allo stesso tempo attuò operazioni finanziarie speculative, e si indebitò. Per non far scendere il valore delle azioni (e per venderne altre) truccava i bilanci.

Le banche nazionali e internazionali sostenevano la situazione perché per loro vantaggiosa, e l'agenzia di rating, Standard & Poor's, si è decisa a declassare la Parmalat soltanto quando la truffa era ormai nota a tutti.
I risparmiatori truffati hanno avviato una procedura giudiziaria contro Calisto Tanzi, Fausto Tonna, Coloniale S.p.a. (società della famiglia Tanzi), Citigroup, Inc. (società finanziaria americana), Buconero LLC (società che faceva capo a Citigroup), Zini & Associates (una compagnia finanziaria americana), Deloitte Touche Tohmatsu (organizzazione che forniva consulenza e servizi professionali), Deloitte & Touche SpA (società di revisione contabile), Grant Thornton International (società di consulenza finanziaria) e Grant Thornton S.p.a. (società incaricata della revisione contabile del sottogruppo Parmalat S.p.a.).

La Cirio era gestita dalla Cragnotti & Partners. I "Partners" non erano altro che una serie di banche nazionali e internazionali. La Cirio emise Bond per circa 1.125 milioni di Euro. Molte di queste obbligazioni venivano utilizzate dalle banche per spillare denaro ai piccoli risparmiatori. Tutto questo avveniva in perfetta armonia col sistema finanziario, che non offre garanzie di onestà e di trasparenza.
Grazie alle privatizzazioni, un gruppo ristretto di ricchi italiani ha acquisito somme enormi, e ha permesso all'élite economico-finanziaria anglo-americana di esercitare un pesante controllo, sui cittadini, sulla politica e sul paese intero.
Agli italiani venne dato il contentino di "Mani Pulite", che si risolse con numerose assoluzioni e qualche condanna a pochi anni di carcere.

A causa delle privatizzazioni e del controllo da parte della Banca Centrale Europea, il paese è più povero e deve pagare somme molto alte per il debito. Ogni anno viene varata la finanziaria, allo scopo di pagare le banche e di partecipare al finanziamento delle loro guerre. Mentre la povertà aumenta, come la disoccupazione, il lavoro precario, il degrado e il potere della mafia.
Il nostro paese è oggi controllato da un gruppo di persone, che impongono, attraverso istituti propagandati come "autorevoli" (Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea), di tagliare la spesa pubblica, di privatizzare quello che ancora rimane e di attuare politiche non convenienti alla popolazione italiana.

I nostri governi operano nell'interesse di questa élite, e non in quello del paese.



[1]
http://www.reti-invisibili.net/georgofili/
[2] La Repubblica , 27 maggio 1992.
[3] La Repubblica , 28 maggio 1992.
[4] La Repubblica , 10 giugno 1992.
[5] La Repubblica , 23 giugno 1992.
[6] La Repubblica , 23 giugno 1992.
[7] La Repubblica , 25 giugno 1992.
[8] La Repubblica , 27 maggio 1992.
[9] La Repubblica , 11 agosto 1992.
[10] L'Unità, 12 agosto 1992.
[11] Solidarietà, anno IV n. 1, febbraio 1996.
[12] Esposto della Magistratura contro George Soros presentato dal Movimento Solidarietà al Procuratore della Repubblica di Milano il 27 ottobre 1995.
[13] Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Democratica , Rivista N. 4 gennaio-aprile 1996.
[14] Solidarietà, anno 1, n. 1, ottobre 1993.
[15] La Repubblica , 5 settembre 1999.

Antonella Randazzo

Antonella Randazzo ha scritto Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa, 1870-1943, (Kaos Edizioni, 2006); La Nuova Democrazia. Illusioni di civiltà nell'era dell'egemonia Usa (Zambon Editore 2007) e Dittature.


Qualche osservazione su alcuni magistrati è importante....


“La vicenda di Ayala, che appare ben poco indagata, si inserisce dentro il disegno di distruzione del patrimonio pubblico italiano messa in atto dopo l’emanazione del D.P.R. 350 del 27 giugno 1985 e proseguita con i “contatti” riservati tra pezzi dello stato (?) e mafia per giungere al 2 giugno 1992, giorno della grande svendita portata a termine dall’accordo stipulato a Civitavecchia sul panfilo Britannia ancorato al largo.
Risulta curiosa la elezione di Ayala nella lista del partito repubblicano che contrasta fortemente con le posizioni politiche che il medesimo aveva espresso precedentemente ma che potrebbe avere “spiegazione esoterica” anche in considerazione che venne dato il via ai governi tecnici (Amato Ciampi) e che, incredibilmente (!!!) alla carica di ministro per il commercio estero (in un momento di smobilitazione delle grandi aziende nazionali) venne messo il giudice Vitalone !
Tutto quanto sopra è una piccola parte di quanto emerge da una attenta rilettura delle cronache dell’epoca che sarà oggetto di un libro intitolato “Avalanche Mission”, nome del progetto di re-infiltrazione della mafia in Italia costruito intorno alla figura di Salvatore Lucania e di alcuni altri meno noti, condotto dal MI5 inglese che aveva il compito di comporre le alleanze, distribuire i territorio e stabilire le connessioni con i parlamentari italiani. Alcuni di questi sono stati degli “utili idioti” che probabilmente non erano in grado di comprendere quanto stava accadendo. Fu indubbiamente la stagione d’oro per molti magistrati (Di Pietro, Ayala, Vitalone, ma non bisogna scordare Violante eletto in commissione antimafia proprio nel 1992 per “ascoltare” il pentito preparato negli USA all’interno del progetto Avalanche Mission.………….........Buscetta, al quale la A.E.I. Aveva fornito la conoscenza di tutto quanto avrebbe poi raccontato !!
Il magistrato Geraci, che con Falcone lo ascoltò per primo, il 2 ottobre 1984 dichiarava: “Buscetta ha cominciato a parlare senza interruzione. Con compostezza, chiarezza e controllo di se stesso. Direi con grande serietà. Si comportava da delatore come si comportava da mafioso, cioè con coerenza e senso dell' onore. Non da traditore, ma da chi denuncia coloro che hanno tradito “
Ciò che Buscetta ha detto è ormai noto.
Sul perchè abbia deciso di parlare circolano svariate ipotesi. Non è strano che un boss di così alto livello rompa la proverbiale omertà mafiosa?
Geraci, al proposito disse: “A mio giudizio le componenti che hanno indotto Buscetta ad infrangere le regole sono due: da una parte, il desiderio di vendetta verso coloro che gli hanno sterminato la famiglia; dall' altra, un ripensamento !!!!!! “ Oppure un progetto ben studiato per “indirizzare” gli inquirenti italiani nella direzione sbagliata ?

I riscontri a tutte le numerosissime vicende che dal 1933 hanno preso il nome di “Avalanche Mission” sono di una verosimiglianza che crea apprensione; credo che Paolo Borsellino conoscesse bene queste cose a differenza di Falcone che, per differente impostazione culturale, poteva anche essere propenso a considerarle fantasiose !! >>

sabato 18 settembre 2010

Facciamo qualche previsione...........???



Da questa lunga crisi usciremo con una crescita stentata e senza lavoro. Gli impieghi che si salveranno saranno ancor più precari. Saremo più poveri e ci saranno più poveri. La ricchezza sarà sempre più concentrata in poche e protette mani. In tutto il mondo, Italia compresa, a pagare il prezzo del dissesto finanziario/industriale saranno (sono) i ceti deboli.
Le multinazionali e gli agglomerati bancari, causa prima delle speculazioni e dei danni da esse derivati, dopo un paio d'anni di accennata sobrietà, torneranno (sono già tornati) al loro allegro mestiere di sempre: rubare, col favore di legislazioni distratte e col sostegno degli stati.
Aumenteranno (sono già aumentate) le imposte indirette, quelle che colpiscono tutti e in particolare i redditi più bassi; non sarà varata nessuna misura di sistema per tassare i patrimoni speculativi e i loro detentori.
La parcellizzazione del lavoro produrrà una parcellizzazione delle lotte, col conseguente inasprirsi delle battaglie fraticide fra diseredati: autoctoni contro migranti, lavoratori dipendenti contro cocopro a vita e contro autonomi.
Sarà aumentata l'età della pensione, nonostante i giovani trovino un impiego solo verso i trent'anni e, spesso, ben più tardi.
Le tecnologie di "labour saving" – ovvero la meccanizzazione del lavoro operaio – unite alla dislocazione delle centrali produttive in regioni del mondo con minori o assenti diritti sindacali, sono il naturale compimento dell'espulsione dell'umanità dalla produzione di ricchezza.
La definitiva e più razionale messa a profitto del sapere scientifico. La società sarà più classista, più cattiva di quanto oggi già non sia; solidarietà e uguaglianza e giustizia socialesono espressioni che leggeremo nei testi di archeologia industriale e di storia della filosofia politica. L'impoverimento complessivo asseconderà il ritorno in grande stile dell'oscurantismo e del fanatismo religioso – ultima speranza e valvola di sfogo di emarginati e oppressi ad ogni latitudine –, capitanato da qualche anno, con intuito degno di nota, dalVaticano.
Esploderanno nuove e più devastanti guerre.
Che l'Europa della moneta unica e delle direttive liberiste si salvi o affondi è una variabile secondaria.
La sinistra che fu si candida a gestire questo presente e questo futuro come un amministratore di condominio si prepara ad una riunione di piccoli proprietari immobiliari riottosi e rabbiosi:assumendo valium.

lunedì 23 agosto 2010

Dal panfilo reale "Britannia" sono sbarcati...........


Se nel 1992 la storia sembrava incredibile a tutti coloro che non conoscevano le peripezie seguite alla seconda guerra mondiale e non conoscevano neppure l'esistenza della AVALANCHE MISSION, oggi, a distanza di ventanni da quel 2 giugno 1992 e a 80 da quel 12 aprile 1930, tutto appare sempre più chiaro..........................l'Italia è ormai "colonizzata" !!!